Quando finisce una stagione

Quando finisce una stagione sono triste ma contento. Da un giorno all’altro non posso più stare con i  miei giocatori. Non ho più possibilità di interagire.

E’ vero però che ho avuto un’annata fantastica ed ho seguito un gruppo meraviglioso.

In questo anno di lavoro ho cercato di mettere al primo posto l’idea di Educare.

Educare significa tirare fuori. Ho quindi cercato di estrarre dai ragazzi la loro parte migliore magari nascosta e invisibile.

La mia sfida è iniziata nel portare a livello di coscienza dei ragazzi i valori dello sport, senza nascondere  gli aspetti problematici, favorendone l’integrazione nella loro vita.

Questo è avvenuto seguendo “step” successivi.

All’inizio ho cercato di far vivere criticamente gli avvenimenti agonistici quali gli allenamenti e le partite. Ho cercato di renderli capaci di conoscere i propri limiti e gli aspetti positivi, allo scopo di passare da un basket vissuto come “fatto impulsivo individuale” ad una pallacanestro vista come valore culturale e intellettivo.

Lo sport diventa evento culturale quando è capace di rivelare l’uomo a se stesso: la persona dietro al personaggio, la faccia sotto la maschera, l’uomo al di là del giocatore.

L’allenatore come il giocatore ha necessità di appagare i sui bisogni di amore, libertà, creatività, autonomia, giustizia, felicità. È stata quindi una stagione appagante.

Quello che ho cercato di trasmettere  è che l’idea di pallacanestro non è soltanto un semplice divertimento o faticosa ricerca di una vittoria: è invece un tempo favorevole di conoscenza di se stessi e degli altri, di convivenza e di apertura ad una visione integrale dell’uomo.

Per poter giocare alle nostre regole è necessario  incrementare il proprio spessore umano.

Ho cercato e – credo – di essere riuscito a trascinare i miei ragazzi al raggiungimento del miglioramento tramite il loro coinvolgimento diretto.

“Dimmi e lo dimenticherò; mostrami, e potrò ricordarlo; coinvolgimi e capirò”
Confucio

Con il passare del tempo ho visto concretizzarsi nel gruppo alcuni valori importanti. Valori che renderebbero orgogliosi qualsiasi padre e madre.

Ho visto lo svilupparsi della CREATIVITÀ: giocatori che trovano il modo di inventarsi situazioni tecniche e tattiche per poter riuscire a incrementare il loro potenziale e quello della squadra.

Ho capito il CORAGGIO che ognuno ha dimostrato nel cercare di mettersi all’altezza del proprio compito in partita ed in allenamento.

Ho goduto della SOLIDARIETÀ nei momenti di difficoltà oggettiva che in alcuni momenti abbiamo vissuto.

Ho visto l’ENTUSIASMO nell’intraprendere le nuove proposte fisiche, atletiche, tattiche.

Ho potuto assaporare come il RISPETTO DELLE REGOLE potesse portare tutti a vivere nella consapevolezza di essere al sicuro da ogni attacco.

Ho visto il LAVORO DI GRUPPO renderli più forti e leali nelle analisi delle situazioni.

Ho visto la RICERCA DELLA QUALITÀ in ogni allenamento e in ogni confronto diretto.

Ho visto AMICIZIA e GIOIA DI VIVERE sgorgare spontaneamente quando si è tutti insieme.

Voglio bene a questi ragazzi e sono grato alla pallacanestro di avermi regalato un’opportunità educativa eccezionale: quella di poter appurare, giorno dopo giorno, l’unità esistenziale fra teoria e pratica, fra la semplice ambizione ed il raggiungimento di un risultato, fra obiettivi ipotetici e risultati reali.

Il lavoro ci ha dato il senso del reale: ci ha aiutato ad uscire allo scoperto e a trovare un percorso, una strada che è vita, essere, umanità.

Roberto Cecchini

Autore: Roberto

Allenatore Nazionale

4 pensieri riguardo “Quando finisce una stagione”

  1. se tutto quello che hai descritto ( e io ti credo) come realmente: visto, assaporato, capito e goduto, hai creato e allenato facendo crescere un gruppo di giovani uomini e ottimi sportivi. Quindi molto bene a iniziare con un gruppo così reattivo. Adesso occorre però continuare su questa strada e proseguire nella crescita sia come umana che sportiva. Il difficile arriva adesso e ti auguro ardentemente di riuscire a confermare te e i tuoi ragazzi in questa crescita! Il risultato sarà la logica conseguenza di questo progredire indipendentemente dal risultato prettamente sportivo.
    In bocca al lupo!!!

    Antonio Farina

    1. Grazie Antonio. Il tuo commento mi rende orgoglioso. Se sono diventato un allenatore lo devo soprattutto a te che un giorno hai voluto darmi fiducia inserendomi nei quadri tecnici di Desio. La stessa fiducia è quella che ho imparato a dare ai miei giocatori.
      Tu non lo sai ma il tuo nome è stato fatto innumerevoli volte ai miei ragazzi. Quando dovevo dare esempi di giocatori che si sacrificavano divertendosi per raggiungere un risultato possibile, tu eri nominato.
      Quando raccontavo come una piccola società, partendo da un nucleo di giocatori autoctoni è riuscita a scalare le vette della pallacanestro italiana, tu eri nominato.
      La soddisfazione è quella di aver creato nel gruppo la consapevolezza che la creazione del valore è sempre una ricerca individuale all’interno di un gruppo. La finalità di formare l’uomo aumentando la sua sua autonomia si esplica, paradossalmente, nel formare la relazione tra più persone. Ora i ragazzi dovranno continuare il loro percorso senza me. Sono sicuro che ce la faranno perché hanno imparato a realizzare autonomamente i propri desideri.
      Io vado a dissodare un altro terreno, vado a togliere sassi e a spaccarmi la schiena per dare modo poi ad altri, un domani di poter facilmente seminare e raccogliere frutti. E quando guarderò indietro mi piacerebbe poter vedere, in scala ridotta, quello che sicuramente vedi tu quando ti giri

  2. ciao Roberto,
    volevo ringraziarti per questo anno di lavoro fantastico. Come scrivi tu, quello che hai fatto va molto oltre il basket. Attraverso questo fantastico sport, quest’anno, ho visto crescere mio figlio. All’inizio l’ho visto con la paura di non farcela, ma affrontare con coraggio le difficoltà. L’ho visto lavorare in gruppo. Con questo gruppo ho visto creare rapporti di vera amicizia e rispetto.
    Ha capito che con il lavoro duro si possono ottenere cose impensabili.
    L’ho visto entusiasmarsi per una vittoria e piangere per una sconfitta di un punto …
    L’ho visto prendere consapevolezza dei propri mezzi.
    L’ho visto allenarsi a casa tutti i giorni in cui non c’era allenamento.
    L’ho visto organizzarsi con la scuola per non perdere nessun allenamento o partita extra.
    L’ho visto acquisire dei valori che lo renderanno uomo.
    L’ho visto smarrito nel momento in cui si e’ saputo che andavi via… ma subito dopo l’ho visto determinato per una nuova sfida … e tutto questo e’ merito tuo : ha raggiunto la consapevolezza di come fare per raggiungere i suoi obbiettivi ,al di la’ di chi ci sia o non ci sia , consapevole dei suoi limiti ma anche delle sue immense possibilità’.
    Il basket e’ stato il mezzo per diventare più’ uomo.
    Devi essere proprio orgoglioso di quello che hai fatto. Io di basket non ne capisco molto per cui non posso dire se sei o non sei un bravo allenatore…. ma di sicuro posso dire che, genitori a parte, sei il,miglior educatore che io abbia conosciuto.
    Sono sicuro che in lui hai lasciato un segno che porterà’ dentro tutta la vita.
    il mio e’ un in bocca al lupo per la tua nuova avventura ed un arrivederci …

  3. Da educatore, ci tengo a ringraziarti per il grande lavoro che sei riuscito a fare in quest’anno con i nostri ragazzi.
    Li abbiamo visti crescere rompendo gran parte del bozzolo in cui quei cuccioli d’uomo erano ancora avvolti.
    Ora sono certamente migliori di un anno fa; hanno una visione quasi completa di cosa significhi fare sport e di quanto i suoi valori siano fondamentali anche nella vita.
    Ti auguro di trovare, nella tua nuova esperienza, terreno fertile per coltivare e divulgare la tua visione di sport e di crescita.
    Nella Società attuale ce n’è grande bisogno.
    Un abbraccio.
    Luca

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