Una Academy per l’insegnamento del Basket

Nei miei allenamenti  di condizionamento organico voglio sempre essere sicuro che includano anche momenti di miglioramento tecnico. Ho la necessità di far  capire che tutto ciò che propongo ha un senso, una logica. Ho bisogno che sentano i miei esercizi come una sfida nei loro confronti. Voglio che sappiano che è una sfida che possono superare perché è un duello che so che potranno vincere.

Una Academy per l’insegnamento del Basket

Sono da sempre affascinato dalla “scienza della performance”. Ho il piacere di tenermi aggiornato su nuovi studi nei campi della psicologia dello sport, su quel che riguarda le metodologie dell’allenamento, per quanto riguarda le esercitazioni che portino riletture di concetti legati al basket e comunque su tutto ciò possa portare al miglioramento. Ho la soddisfazione di arrivare a capire ciò che funziona e quello che non va’.

Prima di proporre gli esercizi ai miei giocatori li sperimento su me stesso. Li provo, verifico a livello propriocettivo il senso di quello che dovrò suggerire. Se mi convince faccio fare, altrimenti non espongo.  I miei giocatori non sono cavie da laboratorio. Tutto quello che faccio fare lo so compiere pure io. Se ce la faccio io ce la fanno tutti.

Riservo ad ogni mio giocatore la mia piena attenzione.

Il mio obiettivo è quello di oltrepassare la valenza di ogni singolo esercizio: voglio che ogni volta che lasciano il campo si sentano più forti.

La mia idea di base è che se i miei giocatori riescono a superare la difficoltà, il fervore e l’intensità degli allenamenti che propongo, in seguito affrontare le partite vere sia molto più semplice.

I miei giocatori però devono pagare per avere i miei servigi. Non sono gratis. Non voglio denaro da loro. Desidero attenzione, dedizione al progetto, sacrificio fisico, mentale.

In questo modo anche io mi sento valorizzato.

Io valgo quello che loro sono disposti a pagare per avermi.

Li sprono. Non li insulto.  Non cerco di manipolare le loro vite.

Ho imparato alcune cose in questi anni di carriera: la resistenza conta moltissimo. Conta la resistenza fisica. Conta la resilienza mentale. Ogni giocatore la deve ricercare e incrementare se va alla ricerca dell’eccellenza.

Il lavoro duro non è garanzia di successo se non accompagnato da una grande fede nell’insistere anche quando il traguardo non si vede ancora all’orizzonte.

Il miglioramento della resistenza fisica è legato in modo indissolubile ad una grandissima etica del lavoro e di una irremovibile disciplina. I migliori giocatori sono quelli che per tutta la durata della partita spingono al massimo. Farlo in situazione competitiva migliora la capacità di crescita e miglioramento.

Nei miei allenamenti  di condizionamento organico voglio sempre essere sicuro che includano anche momenti di miglioramento tecnico. Ho la necessità di far  capire che tutto ciò che propongo ha un senso, una logica. Ho bisogno che sentano i miei esercizi come una sfida nei loro confronti. Voglio che sappiano che è una gara che possono superare perché è un duello che io so che potranno vincere.

Tutti i miei allenamenti si svolgono in un contesto cestistico. I miei esercizi ricreano continuamente situazioni di gioco reale.

Incoraggio i loro errori. Se tarpiamo le ali criticando gli sbagli, essi faranno sempre le stesse cose che riescono bene anziché lavorare su quello che devono migliorare.

Mi piace passare qualche minuto con loro al termine degli allenamenti. E’ il momento migliore per conoscerli: non sono mai sulla difensiva, abbiamo lavorato insieme. Posso stare ad ascoltarli e capire quel che vogliono. Mi piace capire da quali esperienze vengono. Come hanno imparato le cose che sanno.

Posso lavorare meglio se vedo le cose con i loro occhi. Non è importante che loro capiscano me, aspetta a me comprendere.

Negli ultimi anni la pallacanestro è diventata molto più fisica e atletica. Nei miei primi anni da allenatore ci si concentrava in modo preponderante ai soli aspetti tecnici e tattici.

Oggi i giocatori di alto livello devono padroneggiare oltre alle doti tecniche, alle capacità di lettura del gioco, anche forza esplosiva e l’agilità. Tutto accompagnato da una estrema velocità.

Una società di pallacanestro che desidera “costruire” giocatori di basket di alto livello ha necessità di procedere in tal senso.

IL “talento” non è quindi l’unica discriminante per determinare il futuro di un giocatore, E’ necessario procedere ad un grande lavoro fisico. Portare i giocatori a perseverare seguendoli nel loro quotidiano cammino.

Portarli ad auto stimolarsi nella ricerca della perfezione tecnica ed incrementare fisicamente le loro performance.

Ho creato la mia Academy per realizzare tutto ciò.

Roberto Cecchini

Autore: Roberto

Allenatore Nazionale

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