per NOI… per diventare… MIGLIORI

FIBA-ASSIST-45-254Giochiamo la prima amichevole. Una partita interna contro la nostra Under 20. Quaranta minuti veri e alla fine sotto di un punto.

Buone sensazioni e tanti spunti sui quali lavorare. Rimango sveglio fino alle tre del mattino per focalizzare e rivivere mentalmente le situazioni che si sono verificate. Ho bisogno di capire.

Abbiamo patito alcune situazioni offensive dei nostri avversari in modo esagerato. Dobbiamo fare in modo che le stesse situazioni non possano più essere così efficaci. Non possiamo fare in modo che un avversario possa metterci sotto utilizzando solamente qualche arma. Se vogliono vincere devono averne tante. Le risorse, nel basket si devono auto costruire, non possono essere acquistate. Per fabbricare una risorsa occorre tempo e dedizione e, se l’avversario, in quel momento non ha la capacità specifica a sua disposizione soccombe. È lo sport.

FIBA-ASSIST-45-234La mia squadra ha un urlo. Prima di ogni partita, in ogni allenamento, ci mettiamo in cerchio io dico sottovoce, “ per NOI… per diventare….” loro gridano “MIGLIORI !”. Lo facciamo unendo le nostre mani. Le mie sono sotto, come se volessi sorreggerle tutte. I miei giocatori però non premono: lo sanno che non sarei in grado di reggere il loro peso. Ci proverei con tutte le mie forze ma non ce la farei mai se ognuno di loro posasse sulle mie mani il proprio fardello.

Non “abbaiamo” inutilmente uno slogan che sappiamo benissimo non si possa mai realizzare. Se gridassimo VINCEREMO sarebbe solo una profezia. Noi urliamo qualche cosa di cui siamo certi e siamo coscienti che si realizzerà veramente. Noi diventiamo MIGLIORI. Lo facciamo in un modo semplice, naturale e fisiologico: diventiamo MIGLIORI grazie al contributo di tutti. La filosofia che sviluppiamo nello sport, prevede poi che il nostro modo di vivere, nello studio, al lavoro, nella vita di tutti i giorni, tra le pareti di casa nostra, MIGLIORI in maniera costante.

Migliorare significa quindi CAMBIARE. Innovare, adattare, aggiustare e riformare. Sono tutti termini equivalenti. È quello che puntiamo quando ogni giorno rinnoviamo questo patto d’onore.

Conosco per esperienza che non è (quasi) mai possibile modificare drasticamente alcunché. Modificare un’abitudine, un comportamento, un gesto in un colpo solo è molto difficile. Più facile è invece arrivare al risultato procedendo a piccoli “step”. Un passo alla volta in modo semplice.

“Tutti pensano a cambiare l’umanità ma nessuno pensa a cambiare sé stesso
Lev Tolstoj “.

Quando scrivo la parola “semplice” intendo dire “facile”,” lineare”, “chiaro”.  Troppo nozionismo, troppe ipotesi astratte, rendono le cose più… “barbose”e sgradevoli.  Si studia, ma non si impara. Si complicano le cose semplici, per fingere di essere formidabili pezzi grossi dello sport, o perché non si è in grado di rendere una cosa interessante e comprensibile. In altre parole, utilizzabile. Anzi, meglio ancora… buona; più genuina e che può essere maggiormente gradita.

“Tre sono le regole principali: dal disordine e dalla confusione cercate di tirare fuori la semplicità; nei contrasti ricercate l’ironia e, infine, ricordate che l’opportunità risiede proprio nel bel mezzo delle difficoltà”
Albert Einstein.

Vero è che… non è semplice essere semplici.

    “E’ facile avere un’idea complicata. La cosa davvero molto, molto complicata è avere un’ idea semplice”
Carver Mead

Avere un obiettivo finale complesso del tipo ”voglio una squadra che sappia giocare in modo splendido in attacco e in grado di difendere annullando ogni squadra avversaria”  è difficile. È un pensiero troppo vago e astratto che ci fa vedere troppo da lontano il traguardo e incerto il risultato. Più facile è se lo si esamina spezzettato in vari passaggi, in vari momenti.

Dan Peterson, nel suo libro “Il mio credo cestistico”, dice che per insegnare a giocare a basket occorre utilizzare il metodo adatto ad far imparare una lingua straniera. Ho sentito dire (forse un po’ banalmente) che una normale conversazione in lingua abbisogna di circa 2500 termini. O, se preferite, che nell’80 % dei casi si usano unicamente quei vocaboli. Una lingua è costituita anche di altre cose: di regole, di orecchio, di cultura… ma anche se fosse solamente imparare 2500 parole, richiede molte ore di studio. Pensare ad un tale carico, ad un tale impegno, stressa parecchio. Anzi, demotiva.

FIBA-ASSIST-45-227Senza stimoli, senza piacere, si fa poca strada. Se però si suddivide questo lungo percorso in numerosi semplici passi, improvvisamente il tutto diventa più spontaneo, più gestibile, ed anche più divertente. Inutile adoperare troppo tempo in un colpo solo per poi non lavorare più sul progetto per settimane. Ci si dimentica tutto. Questo lo ribadisce anche la teoria della “ripetizione dilazionata“: meglio poco e spesso, che tanto e di rado. La nostra memoria, infatti, se si prende delle pause, e se non viene ammazzata da un carico di lavoro troppo elevato in una sola fase, elabora molto meglio. Idem per quanto concerne il livello di attenzione.

    “Niente è davvero difficile se lo si divide in tanti piccoli pezzettini ”
Henry Ford

Se ci pensiamo bene, questo concetto è veramente  qualcosa di molto ovvio, e proprio per questo, probabilmente, tendiamo a dimenticarlo. Resto infatti dell’idea che le migliori scoperte, sono ciò che disseppelliamo dall’oblio, dal buon senso, da tutto ciò che col tempo abbiamo complicato. Spesso è questione di prospettiva, di come si guarda (e si torna a guardare) alle cose.

“Il miglioramento continuo è meglio della perfezione in ritardo”
Mark Twain

Se si pensa in questi termini, oltretutto, ci si tormenta meno per il risultato, per la meta distante da dover raggiungere, e si pensa al presente, si gusta il viaggio. Ci si ricorderà dei passi fatti il giorno precedente, godendoci il presente, ma muovendoci  verso un miglioramento che si dimostrerà continuo e crescente. Ci si impegnerà con meno sforzo facendo diventare il nostro allenamento una sana abitudine che, peraltro, darà senso alle nostre esercitazioni. Un significato più ovvio.

Un piccolo carico, ripetuto ogni giorno, può risultare anche  divertente. Ma anche se non lo fosse, di certo saremo disposti a fare qualcosa di non esaltante per pochi minuti e la nostra attenzione sarà comunque vigile. La noia non avrà il sopravvento. Il tutto sarà molto più redditizio, in quanto costituisce un lavoro su noi stessi. Passerà il concetto che sarà necessario solo una piccola modifica al nostro comportamento, per cambiare in meglio la nostra vita.

In un primo momento il mutamento sarà poco visibile, poi sempre maggiore, più radicale e rivoluzionario.

Nella partita amichevole di ieri ho cercato di inserire alcuni concetti difensivi. Piccoli accorgimenti che devono diventare grandi abitudini. Queste sono le idee che i giocatori devono ricordarsi di mettere in pratica in ogni partita:

  • Tenere sotto controllo il contropiede avversario tramite una transizione difensiva efficace;
  • Tenere sotto controllo ogni “rottura” individuale. Impedire che l’avversario realizzi un canestro dopo una penetrazione in palleggio o un taglio;
  • Evitare che gli avversari abbiano più tiri nella stessa azione. Andare forte a rimbalzo e impossessarsi delle palle vaganti;
  • Contestare ogni tiro ed eseguire rotazioni difensive;
  • Costringere l’avversario a fare un passaggio o un movimento in più rispetto a quanto aveva previsto.

Per consolidare i punti è necessario instaurare alcune idee chiave:

  • Parlare in difesa: non c’è mai stata e non ci sarà mai una grande difesa “muta”;
  • Aiutare in difesa: Bisogna essere pronti a sacrificarsi per i compagni di squadra;
  • Attaccare tutte le penetrazioni: Un buon difensore sa sempre dove si trova il proprio uomo, la palla ed è pronto a difendere la “frontiera” della linea di tiro libero;
  • Avere il coraggio di essere “fisici” utilizzando a dovere il proprio corpo. Essere forti sui blocchi e ritardare ogni taglio.

Un concetto che ritengo sia totalmente da rivedere è la strana abitudine ad eseguire cambi difensivi in modo automatico. A mio parere è meglio evitare il cambio difensivo. La difesa sul movimento di blocco e giro tra il difensore del bloccante e il difensore del bloccato NON deve generare particolari problemi di natura tecnica e, tanto-meno di natura psicologica.

Se andiamo infatti ad analizzare una situazione “classica” di gioco a due, il molto giocato e abusato Pick & Roll, alla fine crea un meccanismo che potrebbe agevolare la difesa anziché metterla in difficoltà.

Portare il blocco verso un giocatore che ha la palla in mano cosa porta in termine di vantaggio? Se congeliamo il “frame” ed analizziamo lo specifico fotogramma dell’istante nel quale due difensori e due attaccanti si trovano “sulla stessa piastrella”, possiamo verificare che grossi vantaggi in termini spazio temporali non ne esistono. Per lo meno, non sono visibili in quel determinato istante.

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Lo scopo della difesa è quello conservare lo stato di vantaggio venutosi a creare, non concedendo agli avversari tempo e spazio. Per assurdo la difesa deve tendere a “mangiare ” il tempo all’attacco forzandolo a trovare soluzioni in spazi ristretti ed in condizioni di estrema difficoltà.

Se il gioco del basket fosse un solo mero gioco a due, una soluzione di Pick & Roll, potrebbe essere vista come un problema nel caso il bloccante tagliasse forte a canestro sull’aiuto del proprio difensore

pr3Dato però che nel basket la difesa su un gioco a due è una difesa a cinque, è chiaro che una squadra organizzata non deve temere il Pick & Roll alto, anzi, deve auspicarlo in quanto è una valida opportunità per recuperare palloni e partire in contropiede.

pr4E chiaro che la situazione difensiva proposta e disegnata è solo un esempio non esaustivo dell’analisi su come difendere sul Pick and Roll. Anche l’attacco organizzato avrà la possibilità di prendere le contromisure sulla rotazione difensiva. Il senso che però voglio dare è che non bisogna affrontare situazioni che sembrano complesse solo per il fatto di averle giudicate in modo globale.

Potendo scomporre il problema in piccoli segmenti, ciò che sembra complesso diventa facile e con un piccolo tassello si può arrivare a crescere la nostra consapevolezza, rafforzando l’idea che ogni cosa che facciamo la eseguiamo “per NOI… per diventare… MIGLIORI !“.

Roberto Cecchini

Autore: Roberto

Allenatore Nazionale

2 pensieri riguardo “per NOI… per diventare… MIGLIORI”

  1. grazie,grazie per il tempo che dedichi ai nostri ragazzi….anche fuori dall’allenamento …e grazie perche’ penso che quello che dici e scrivi portera’ se i ragazzi sapranno ascoltare e sicuramente lo faranno anche se non sara’ facile ,enormi benefici anche nella vita extracestistica

  2. Oggi tutti chiamano “Pick and Roll” una situazione di gioco a due, e di conseguenza molti conoscono questa espressione idiomatica. Quasi altrettanti ne conoscono il significato, ma pochi lo utilizzano in maniera efficace. Pochissimi allenano i fondamentali indispensabili per poterlo eseguire……
    Stasera si giocherà la prima gara della stagione, ed il mio commento è il modo per dirti: “Bentornato Coach!”.
    In bocca al lupo.

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