Valori, Principi e Regole

valori28 settembre 2016: tredicesimo allenamento: dopo  un ora mando tutti a fare la doccia. Fine dell’allenamento. Non c’è clima, non c’è volontà di mettere in pratica lo scopo principale dell’esercitazione.

Quando è così è meglio sospendere. Non passare ad un altro argomento e aspettare tempo per poi ritornarci con calma. Sospendere.

È una sconfitta?: Certo! una sconfitta di tutta la squadra. Allenatore compreso.

È come in partita, si vince tutti insieme, si perde tutti insieme.

Allenarsi in modo errato, procura condizioni sfavorevoli all’apprendimento e allo sviluppo. Se l’allenamento è visto come l’automatizzazione dei gesti e dei comportamenti è inutile allenarsi a compiere azioni errate. Se l’allenamento prevede la lettura delle situazioni legate allo sfruttamento degli spazi e dei tempi ma non si tiene conto delle distanze e dei momenti utili per favorire se stessi o i propri compagni di gioco e ci si ostina ad accartocciarsi nelle proprie convinzioni, non si va da nessuna parte. Anzi, meglio non andare da nessuna parte piuttosto che imparare a sbattere su un muro.

Non è pensabile che dopo sessanta minuti non si sia arrivati a realizzare praticamente un concetto espresso. In partita ci viene concesso solo un minuto per risolvere i problemi. In quei sessanta secondi di sospensione, l’allenatore deve trasmettere idee, modificare o affinare strategie, galvanizzare la squadra, mettere in guardia da potenziali pericoli in agguato.

Come vogliamo abituare i giocatori ad essere veloci nel recepire? Pronti nel rispondere? Efficaci nel mettere in pratica i consigli ed arrivare al conseguimento del risultato atteso? Lo possiamo fare solo se li alleniamo in tal senso.

Cosa succede se non riusciamo?: «si perde». È lo sport. È IL BASKET.

Se la sospensione dell’allenamento è (e deve) essere vista come una sconfitta, ben venga. I giocatori hanno “perso” 30 minuti di opportunità di crescita. La perdita della possibilità di miglioramento deve essere sofferta dai giocatori e anche dall’allenatore. Perdere 30 minuti di potenziale miglioramento deve dare lo spunto alla squadra della ricerca della possibilità di non ricadere nello stesso errore. Questi 30 minuti verranno certamente recuperati in termini di tempo. La lezione e la sofferenza che ha portato la “sconfitta” saranno certamente ricordati in futuro. Si impara più da una sconfitta che 100 vittorie.

È duro, è scomodo, è faticoso far valere dei principi cardine se si vuol costruire un gruppo. Soprattutto non bisogna mai dare l’idea di venire meno ai propri valori. Primo di tutti la lealtà verso il gruppo.

I valori sono i nostri punti di cardinali, sono la direzione in cui ci muoviamo. Non è solo quello che più ci sta a cuore in un determinato momento. I valori sono le direttive morali secondo le quali vorremmo vivere; la giustificazione primaria per la nostra condotta e anche i canoni con i quali facciamo le nostre valutazioni. Sono i nostri punti di riferimento, riguardo ai quali valutiamo tutto ciò che facciamo noi e anche gli altri.

I valori non sono  le credenze. Le credenze sono generalizzazioni riguardo alle nostre azioni in relazione a quello che stiamo facendo e quello che pensiamo sia meglio fare ma che non hanno portato crescita. I mie giocatori hanno delle credenze e con il lavoro e con l’esempio dobbiamo portarli ad ottenere valori.

Allenamento di tipo Pesante (mentale) – Medio (fisico)

Affrontiamo un tema classico della pallacanestro: giocare in situazione di soprannumero. È una situazione nella quale tutti vorrebbero trovarsi. Avere un vantaggio numerico in attacco è una situazione ideale. Un’occasione tipica per poter procurarsi tiri ad altra percentuale di realizzazione.

Trovarsi in una situazione di favore numerico non significa automaticamente tradurre la superiorità in un risultato positivo, se non vengono sfruttate le opportunità delle soluzioni legate al potenziale vantaggio. Di scontato nel basket non c’è nulla. Nessuno regala qualcosa. Tutto deve essere ricercato e procurato. Il tempo e lo spazio deve essere guadagnato e una volta ottenuto deve essere difeso e preservato.

L’allenatore deve essere in primo luogo un “fine” osservatore e capire quali sono le principali problematiche che impediscono l’esecuzione di quanto programmato. Nella fattispecie, il guaio principale che ha impedito il raggiungimento del risultato, è stata l’eccessiva velocità ricercata. I miei giocatori hanno un credenza: associano l’idea del contropiede alla ricerca spasmodica di giocare in modo oltremodo rapido. In poche parole vanno ad una velocità eccessiva sia rispetto alla attuale capacità di lettura, sia alla propria efficacia di esecuzione dei fondamentali individuali quali, passaggio, palleggio, tiro.

In questi casi l’allenatore si trova in vera difficoltà. Lanciare il messaggio di diminuire la velocità va in controtendenza a quello che continuamente cerca di imprimere in ogni frangente. L’idea è quella di andare alla massima velocità che ci consenta la perfetta esecuzione del fondamentale. Ammesso e non concesso che i giocatori mettano in pratica il suggerimento, l’allenatore risolverebbe solo in parte il problema della squadra.

Chiaramente, così facendo si perderebbero meno palloni per i meri errori legati alla cattiva esecuzione del fondamentale ma non si migliorerebbe in modo sostanziale la capacità di lettura a velocità sostenuta delle posizioni favorevoli da occupare in campo. Noi vogliamo ottenere entrambe i vantaggi.

Cercare di aumentare la massima velocità di esecuzione del fondamentale sarà lo scopo principale nelle esercitazioni individuali. È imperativo quindi lavorare attraverso esercizi sottoposti a stress legati al tempo a disposizione o al numero di ripetizioni da compiere nel relativo tempo o al numero di canestri realizzati.

Per affinare anche le capacità di lettura, perfezionare le performance di squadra senza perdere velocità nelle esecuzioni, occorre invece agire attraverso l’assimilazione di principi e regole.

Se ci pensiamo bene, molti dei comportamenti che ogni giorno conduciamo è legato al rispetto di determinate norme, leggi o semplici prassi che ci sono state insegnate. Ci viene dunque facile capire che determinati comportamenti che diamo per scontati siano solamente l’applicare regole o principi.

Calcolare l’area di un cerchio, risolvere un’equazione matematica, dirimere torti e ragioni o il semplice muoversi nel traffico sarebbe molto difficoltoso se non impossibile se non si applicassero determinate regole o principi. Per questo ogni comunità per poter crescere deve condividere determinate pratiche e prammatiche. Il caos non è consentito o, comunque, mal sopportato.

Da allenatore di Basket non tollero la confusione. Scontenta tutti. Non porta a risultati e genera incomprensioni e malcontento. Se non passa il principio base che sul campo da gioco, il movimento coordinato dei giocatori deve svolgersi in modo armonico e regolato al fine di consentire a tutti i giocatori di avere uno spazio e un opportunità di realizzazione.

Mettere in pratica regole significa rispettare il bene di tutti. Non farle rispettare significa mancanza di riguardo all’interesse comune.

Il contropiede non deve mai essere inteso come il caos in azione. Il contropiede deve essere interpretato come una valida maniera di ottenere tiri ad alta percentuale di realizzazione.

playNel contropiede, se diamo il principio dell’occupazione delle tre corsie immaginarie che dividono in longitudine il campo, non lo facciamo per castrare la creatività dei giocatori ma per dare punti chiari di riferimento utili alla conduzione di un gioco con più opportunità.


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Se diamo il principio che l’apertura del contropiede deve preferibilmente essere effettuata ad un uomo libero posto sul prolungamento della linea del tiro libero, con le spalle rivolte alla linea laterale del lato di rimbalzo è per avere un punto di riferimento in un area poco congestionata che consenta una rapida conduzione a vantaggio della squadra.

Qual’ è la differenza tra un principio e una regola? facile… il principio può essere negoziabile. Una regola non lo è.

Esempio di regola: si palleggia solo per tre ragioni:

  • per trasferire la palla dalla zona di difesa alla zona d’attacco (quando non è possibile il passaggio)
  • per andare a canestro
  • per migliorare l’angolo di passaggio

Il fatto di scegliere la corsia centrale per condurre il contropiede in palleggio può essere considerato un principio. È infatti negoziabile. Se la corsia centrale è congestionata da difensori o attaccanti per effetto del fatto che il contropiede nasce da una palla recuperata piuttosto che da un rimbalzo difensivo, il portatore di palla può tranquillamente essere libero di condurre sulla fascia laterale ed ha la regola di non passare la palla a nessuno posto avanti a lui sulla stessa corsia essendo un passaggio ad alta percentuale di insuccesso.

riferimenti-gomitiNel caso invece di conduzione centrale del contropiede, il portatore di palla ha la regola di scegliere uno dei due gomiti dell’area. Il gomito opposto sarà infatti utilizzato dal primo “rimorchio” ed è un punto di riferimento certo.

Quando si sceglie di far parte di una squadra, implicitamente si accettano i valori, i principi e le regole. Si mettono da parte le credenze acquisite ed è implicito che si instilli l’auto-esigenza di arrivare ad ottenere i miglioramenti attesi.

penetrare-scaricare
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ribaltare
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Al giorno d’oggi si dice che la Società vive una crisi di valori e che lo sport resta uno dei capisaldi per affermare i migliori ideali in condivisione.

Nella pallacanestro negli ultimi anni le cose sono radicalmente cambiate rispetto al passato, soprattutto nei settori giovanili. La crisi finanziaria delle società, la mancanza di stimoli legata all’appiattimento dei valori connessi ai parametri economici fissi legati alle categorie di sbocco immediato dei giocatori anziché al valore potenziale futuro, hanno fatto da freno all’intero movimento.

Generazioni di allenatori che avevano costruito la propria professionalità e legato la propria vita ad una società sono stati sostituiti senza aver “passato le consegne”.

Il rischio oggi è che i valori di qualche tempo fa vengono percepiti come troppo restrittivi: dall’appartenenza di un gruppo, di una squadra, di una nazione.

L’idea di per sé meravigliosa di concedere la libertà assoluta, del non creare traumi attraverso la concessione di qualsiasi cosa si è rivelata fallimentare in quanto cercando di eliminare le convinzioni definite “vecchie” si ha buttato via anche l’insieme dei valori quali l’integrità, la coerenza, l’onestà, l’affidabilità, nel nome dell’avanzamento rapido e la ricchezza, che sono diventati i nuovi meriti.

Facendo sport vero, inseriti in una squadra con valori e regole, seguendo principi condivisi e eliminando credenze errate aiutiamo direttamente i nostri giocatori ad essere coesi e coerenti tra di loro.

Indicando una direzione, una strada, una posizione da prendere e mantenere non indichiamo solo la via da seguire ma evitiamo che questi ragazzi si sentano sbandati, sballottati qua e di là come delle banderuole, avendo come regola il non avere regole, eliminando dalla loro testa di poter acquistare indipendenza senza essere disposti a lavorare, cercando quindi soluzioni facili e rapide, spesso barando.

Non sono sempre d’accordo nell’accettare alla cieca i valori che ci sono stati tramandati, però, se parliamo di sport, ho davanti agli occhi l’esempio tangibile di coloro che questi valori mi hanno trasmesso.

Credo che ognuno deve fare una scelta personale e ragionata, e farsi una sua lista di valori, anche se dovessero essere controcorrente rispetto alla maggioranza, e cercare di vivere coerentemente ad essi, al fine di avere sempre una direzione e uno obiettivo nella vita. Una squadra uno scopo l’ha sempre.

Roberto Cecchini

Autore: Roberto

Allenatore Nazionale

3 pensieri riguardo “Valori, Principi e Regole”

  1. Da allenatore e educatore sportivo condivido completamente i concetti che hai ben individuato e esplicitato. Come padre mi auguro che mio figlio e i suoi compagni riescano ad essere abbastanza umili da poter assimilare i valori base dello sport e della vita.

  2. Da padre sono sempre più convinto che mio figlio non avrà ” solo ” un allenatore di basket ma avrà un allenatore di vita .

  3. Credo che ci vorrà tempo, ma penso che riuscirai a toccare quelle corde che faranno scaturire delle reazioni positive per creare circolo virtuoso di miglioramento continuo. Molto dipenderà dalle motivazioni a voler seguire questi insegnamenti. Considera che magari non sono così abituati a questi ragionamenti per cui una certa difficoltà è prevedibile. E credo molto nel ragionamento e nella comunicazione, cioè nello stimolare quella empatia positiva tra allenatore e giocatori che fa si che la spiegazione non è solo una comunicazione univoca ma anche un recepire, ragionare e condividerne i contenuti, e se necessario, dissentirne argomentando. Grazie.

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